SUL DOLORE

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Care anime in viaggio,

Quant’è scomodo convivere col dolore!

è un’emozione intensa, tra quelle che segnano il percorso della nostra vita. Ci segna nel cuore, nella mente e nel corpo. Ci toglie il respiro e ci leva energia, lasciandoci inerti e indifesi! Quanto vorremmo evitarlo, cancellarlo, reprimere, ma c’è… e resta lì, costringendoci a guardarci dentro, anche quando desidereremmo solo che passasse. Come ogni emozione,  ha un senso, sebbene spesso ne faremmo a meno, soprattutto quando è legato a distacco, abbandono, rifiuto, giudizio, tradimento e incomprensione.

Eppure ci insegna. Ci insegna a tramutare in oro l’esperienza che abbiamo vissuto, se lo attraversiamo in maniera lucida, accettandone il valore malgrado tutto. Certamente non dovremmo cercarlo, infilandoci in situazioni insane, né entrando in conflitto con i nostri sentimenti e principi, come a volte può accadere, quando abbiamo paura di metterci in gioco e di rinunciare a quelle false certezze che strutturano il nostro ego.

Così il dolore ci spoglia e ci ricorda la nostra vulnerabilità, quella parte bambina che vive in noi e che richiede tutta la nostra attenzione, il buon nutrimento che dimentichiamo di fornirle, quando la affidiamo agli altri piuttosto che prendercene cura.

COSA POSSIAMO FARE ALLORA QUANDO SOFFRIAMO?

Il dolore non si supera. Si metabolizza, accettando di accoglierlo e sentirlo per come è, nella sua purezza, ma ricordandoci proprio nei momenti difficili che costituisce solo una parte della nostra vita, non tutta la nostra vita. Infatti, tutto ciò che neghiamo in noi continua a esistere. I dolori accantonati diventano inseparabili compagni di viaggio, segnali latenti e continui che ci accompagnano per tempi lunghi. Quando invece ci mettiamo nella condizione di accettare senza timore le nostre sofferenze, dedicando loro attenzione e cura, soprattutto un tempo debito, queste si acquietano, diventando parte preziosa del bagaglio delle nostre esperienze. Facciamo quindi lo sforzo di non perdere interesse per IL BELLO E IL BUONO, lasciando la porta socchiusa a tutto ciò che può accarezzarci in maniera costruttiva, quando l’istinto sarebbe chiuderci nel patimento o evitare di sentire fino in fondo.

IL DOLORE CI RENDE AUTENTICI

Possiamo allora scegliere di comprendere la causa della sofferenza che proviamo, permettendoci l’opportunità di guardarla negli occhi per quella che è. Quando attraverso un’onesta ammissione a noi stessi separiamo dal dolore le preoccupazioni, le aspettative, le ansie, l’orgoglio che lo rafforzano e lo riconosciamo nella sua purezza, lo trasformiamo in maniera più efficace e veloce. Riusciamo a metabolizzarlo facendo tesoro dell’esperienza e imparando ad apprezzare anche gli insegnamenti che ci lascia. Ricordiamoci di concederci un naturale lutto. Possiamo infatti invitarci a cogliere che il tempo interiore è diverso da quello sociale e che le ferite dell’anima danno vita ad un processo che ci fa abbandonare qualcosa per acquisire qualcosa di nuovo. L’iniziale senso di perdita ha quindi ogni diritto di essere onorato, perché è il principio del nuovo me che ogni volta nasce

Commenti

  1. raffaele

    aprile 20, 2016 at 22:31

    E’ vero. A chi lo dici. Ho superato un emoragia celebrale,perso casa ,tutto..assalito dagli avvoltoi di diverse specie. Come sono sopravvissuto ? utilizzando il dolore come antidoto alchemico per tramutarlo ogni giorno nelle similitudini della gente…ma devo dire grazie a dei veri angeli invisibili ..e visibili…ricordatevi la vista spirituale ci fa vedere l’invisibile..senza avere paura. E dio miha voluto donare questa perla di immenso per aprire le porte chiuse delle cecita’ umane..

    • Zuleika Fusco

      aprile 22, 2016 at 19:55

      caro Raffaele, grazie per la tua testimonianza e tanta buona energia per la tua vita!

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