Dopo essere andati alla scoperta degli alberi più antichi e belli d’Italia, questa volta facciamo il giro del mondo fra radici millenarie, foreste con pini “Matusalemme” con 100 anni di vita già al tempo delle prime piramidi, cipressi vecchi di 4000 anni, fichi e baobab sacri.
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Ogni albero è sacro. Da quello che accompagna le giornate, incorniciato nelle finestre, a quello definito monumentale e protetto dalla legge. Ora che in autunno la natura regala colori e profumi stupendi è occasione per fare un giro e ammirarli dal vivo.
Dopo aver scritto di pedali, montagna e giri all’aria aperta, ecco due parole sul mare. Con Luca Mincarini, un amico di biciclette.
Piacevole chiacchierata con Alessandra Gesuelli, amica e collega. Parlando di giornalismo di viaggio, esploratrici e contemporaneità. Dalle “vecchie” care regole di credibilità e verifica delle fonti ai mezzi oggi a disposizione per informarsi prima di partire e per raccontare un’esperienza. Senza dimenticare che anche quando sembra che tutto sia portata di mano, c’è sempre spazio per avventura e romanticismo.
Scene estive di vita quotidiana fra bici, pedoni e automobilisti con tutti che fanno un po’ come gli pare. Effettiva mancanza di infrastrutture, assenza di educazione stradale e civica. Però anche cose belle che si vedono in giro.
Libere riflessioni e qualche consiglio in leggerezza per godere di giornate al mare o in montagna lasciando tutto così com’è. O almeno provarci.
Alla scoperta dei nuovi posti sulla Terra riconosciuti come Patrimonio dell’Umanità. Per la loro valenza culturale e per l’importanza naturalistica.
In giro fra città europee e una conferenza mondiale dedicata alla cultura del ciclismo urbano. Perchè le metropoli sono sempre più affollate e per spostarsi, per la salute pubblica, la socialità e il business, il tema della mobilità è fondamentale.
Come una mail cambia il lunedì. E, sotto sotto, tutta la vita. Sognando con il tandem di Luis e Mercedes e il loro racconto dei 15000 chilometri in 15 mesi lungo la costa del Mediterraneo.
Ecco, la nostra storia comincia da qui. La porta che Andrea Campanella chiude alle sue spalle, nel 2011, è quella dello psichiatra. Sapendo di «dover fare qualcosa, per uscire fuori da una situazione di stallo – come racconta lui stesso al telefono – e confrontandomi con una diagnosi che implicava cure e una presa di coscienza della situazione».
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