Mollare gli ormeggi, fra sogno e realtà

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Luca è un amico di biciclette. Condividiamo la passione per questo mezzo: funzionalità, design, meccanica, storia. In particolare è amico di pedalate urbane, con una predilezione per quelle giornate in cui il clima sconsiglierebbe di andare in giro così. Ma proprio lì viene il bello: senza sfida, però, semplicemente sentendo le gocce di pioggia sul viso, il filo di freddo sulle mani. Luca, quando, pedala, tiene il manubrio come se fosse un timone. Conosce il vento, perchè ha un amore per la vela fin da piccolo, un sentire che sta piano piano trasformando in lavoro. L’ho chiamato, ecco il racconto della sua passione.

Dove sei adesso e che fai? 
«Sono a Genova e faccio il marinaio».

Beh, partiamo alla grande. Una risposta così, ai profani del mare, suona in maniera davvero romantica. Che fai di preciso?
«Sono su una gran bella barca rientrata in porto dopo tre mesi di crociera. Con il resto dell’equipaggio la stiamo pulendo e curandone la manutenzione, spostandola inoltre di porto in porto per l’armatrice che raggiunge le diverse località in treno per poi navigare fra le sue pause di lavoro. Di fatto, aiuto nella navigazione, aiuto il comandante, insomma, faccio “il secondo”. Sono qui da un mese, ma fra un po’ di giorni si torna alla base».

Anche quest’estate hai lavorato sulle barche giusto?
«Sì, fra la Croazia e la Corsica. Anche lì come “secondo”».

Da quanto tempo hai la patente nautica?
«Da poco tempo, alla fine. Dal 2009. Lasciami dire, una cosa, però: sono davvero all’inizio come lavoro in questo settore. Fra l’impegno dell’università e altre cose, ho deciso tardi rispetto ad altri che magari iniziano la carriera di marinaio appena finiti gli studi, fra i diciotto e i vent’anni. Io ne ho ventinove adesso. Però c’è anche chi a quarant’anni cambia vita e si “trasferisce” in mare. Insomma, sono un po’ in una via di mezzo!».

Da dove nasce la passione per il mare?
«Da piccolo, grazie a mio padre e mio zio, che a suo tempo costruirono da soli una barca a vela, tutta in legno. Mi son fatto le ossa lì e curandone la manutenzione ancora oggi mi piace questo rapporto diretto con l’”anima” di una barca in legno. Però, ecco, non è che abbiamo fatto il giro del mondo, eh!. Uscite normali, nel mare della mia città, Pescara. E un po’ in giro qua e là. Per la mia formazione, poi, è stata importante l’esperienza a quattordici anni quando ho seguito un corso di perfezionamento della vela presso la scuola navale militare “Francesco Morosini” di Venezia».

E come la stai trasformando in lavoro?
«Guarda, stando in mare. Ho cominciato facendo piccole regate con amici e conoscenti, aiutandoli a governare la barca, accompagnandoli in uscite. Curando rapporti personali e stando al posto mio in barca, comportandomi bene, da persona educata come i miei mi hanno insegnato. Conoscendo e accettando i miei limiti. I primi lavori sono arrivati grazie ad un amico che lavora in un cantiere di yacht di lusso. Diciamo che il tutto sta avendo un’evoluzione naturale. Con la conseguente necessità e voglia di mettersi in regola dal punto di vista burocratico, per farne, appunto, un lavoro, con uno stipendio e tutto il resto».

Hai detto che hai cominciato con la vela e che con la vela lavori. Ti sembrerà banale, ma qual è per te la differenza fra vela e motore?
«E’ come dire la bici e la moto! Andare per mare per me è andare a vela. Ha una sua poesia: alzi le vele e la barca comincia ad andare, l’unica propulsione è il vento, che c’è di più “naturale” di questo? Fa quasi impressione, nella sua semplicità».

Cosa ti piace della navigazione, quali sono i momenti più emozionanti?
«Tutto! Molli gli ormeggi e sei nella natura più assoluta: acqua e vento. I delfini che ti salutano e ti accompagnano saltando a prua. La navigazione sotto costa ha il suo perchè: vedi il paesaggio terrestre che cambia, colline, città, montagne e architetture. Certo, la navigazione in mare aperto è più “avventurosa”: in caso di mal tempo, stando sotto costa raggiungi il primo porto, se sei in mare aperto è da vivere, con tutte le precauzioni del caso e facendo appello alle conoscenze e all’esperienza. Mai “andarsela a cercare”: tu che ami la montagna sai quanto gli elementi naturali vadano rispettati».

Ti stai formando nel Mediterraneo, dunque. Un mare con una storia come sappiamo. E con un suo fascino. A chi non va per mare può sembrare una cosa semplice e magari scontata, paragonata alle grandi traversate di personaggi celebri o meno. Come rispondi?
«Beh, il mare aperto è mare aperto. Il Tirreno, il Mar Ligure, l’Adriatico, il Mar di Sardegna non sono da sottovalutare solo perchè non si chiamano “Oceano”!. Quando intorno a te è solo acqua e cielo, quel senso di smarrimento viene. E poi, di notte, che meraviglia: ho visto anche chi fa navigazione astronomica, seguendo le stelle. Un’emozione senza tempo».

Quali sono i prossimi passi?
«Quest’inverno seguirò dei corsi sulla sicurezza necessari per migliorare il curriculum. Ma soprattutto, se quest’anno ho lavorato due mesi su tre della stagione… l’anno prossimo voglio lavorare tutto l’anno. E fare esperienza per passare da marinaio semplice a capitano. E vivere, quindi, la mia vita in mare».

(Nella foto: uno scatto dello stesso Luca Mincarini, durante le navigazioni della scorsa estate).

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